"Toute-Grâce", ovvero quando la scultura entra in dialogo con la montagna e lo spirituale, è una mostra realizzata per la CREMERIE.
Si presenta come un TERRITORIO liminale, sospeso in uno spazio-tempo in cui i visitatori sono invitati a vagare tra una foresta gonfiabile e le teste trofeo di animali STRANIERI.
La mostra personale di Aurélie Menaldo può essere visitata due volte, a occhi aperti e a occhi chiusi. Nell'intimità delle pareti della CREMERIE, forme surrealiste e rituali pagani sono riecheggiati e propagati da onde sonore.
Aurélie Menaldo, artista visiva dell'Alta Savoia, fa appello al potenziale narrativo degli oggetti e all'immaginazione poetica delle montagne circostanti.
Il lavoro di Aurélie Menaldo mette in discussione lo spazio fisico in tutta la sua artificialità e superficialità, giocando con l'ambiente quotidiano come un set, un palcoscenico. Le sue installazioni offrono una lettura dissonante della realtà. Una piccola discrepanza che reindirizza ostinatamente il nostro sguardo ed evoca nuovi paesaggi dal potenziale fittizio. Utilizza e si riappropria dei materiali offerti dal luogo per confondersi con esso e rivelarlo in modo diverso, spiazzante, sorprendente e poetico. Aurélie lavora anche con banali oggetti quotidiani, che rivelano il loro mondo immaginario creando spazi instabili. Per avvicinarsi a loro e coglierli con lo sguardo, bisogna essere disposti a rinunciare a un po' di controllo e a entrare in contatto con forme e "cose" che fanno appello più al mondo dell'immaginazione che a quello della comprensione. Un mondo intriso di spiritualità secolare, impermanenza e bellezza nascosta.
La mostra personale di Aurélie Menaldo può essere visitata due volte, a occhi aperti e a occhi chiusi. Nell'intimità delle pareti della CREMERIE, forme surrealiste e rituali pagani sono riecheggiati e propagati da onde sonore.
Aurélie Menaldo, artista visiva dell'Alta Savoia, fa appello al potenziale narrativo degli oggetti e all'immaginazione poetica delle montagne circostanti.
Il lavoro di Aurélie Menaldo mette in discussione lo spazio fisico in tutta la sua artificialità e superficialità, giocando con l'ambiente quotidiano come un set, un palcoscenico. Le sue installazioni offrono una lettura dissonante della realtà. Una piccola discrepanza che reindirizza ostinatamente il nostro sguardo ed evoca nuovi paesaggi dal potenziale fittizio. Utilizza e si riappropria dei materiali offerti dal luogo per confondersi con esso e rivelarlo in modo diverso, spiazzante, sorprendente e poetico. Aurélie lavora anche con banali oggetti quotidiani, che rivelano il loro mondo immaginario creando spazi instabili. Per avvicinarsi a loro e coglierli con lo sguardo, bisogna essere disposti a rinunciare a un po' di controllo e a entrare in contatto con forme e "cose" che fanno appello più al mondo dell'immaginazione che a quello della comprensione. Un mondo intriso di spiritualità secolare, impermanenza e bellezza nascosta.